Variabilità della risposta agli oppioidi nel dolore oncologico pediatrico
Obiezioni
I vaccini non causano l’autismo
Fitovigilanza online per la sicurezza nell’uso delle piante
Una epidemia di epatiti da prodotti vegetali?
Interazioni tra anticoagulanti e integratori vegetali
A cura di Alfredo Vannacci, Eugenia Gallo – Unità di farmacoepidemiologia, farmacovigilanza e fitovigilanza, Università degli Studi di Firenze.
Le interazioni farmacologiche tra erbe ed anticoagulanti orali rappresentano un significativo rischio per la salute dei paziente in terapia anticoagulante a causa di potenziali eventi avversi che potrebbero verificarsi, tra cui emorragie e complicanze tromboemboliche. Le più recenti revisioni della letteratura scientifica hanno più volte sottolineato le prove disponibili per numerose interazioni tra anticoagulanti orali e integratori dietetici a base di sostanze vegetali. Malgrado ciò, diverse indagini hanno dimostrato un tasso relativamente alto di utilizzo di prodotti a base di erbe, dal 17% al 27%, tra i pazienti trattati con anticoagulanti orali.
Una recente valutazione del database delle segnalazioni di sospetta reazione avversa ai prodotti di origine naturale dell’Istituto Superiore di Sanità condotta dal nostro gruppo, ha permesso di identificare la presenza di numerose segnalazioni di interazioni tra anticoagulanti orali e prodotti a base di piante officinali.
Rischi dei prodotti naturali per perdere peso

A cura di Alfredo Vannacci, Loreta Longo, Eugenia Gallo – Unità di farmacoepidemiologia, farmacovigilanza e fitovigilanza, Università degli Studi di Firenze – Ripubblicato da Focus Farmacovigilanza di Marzo 2011
Una recente indagine [1] condotta sul database delle segnalazioni di reazioni avverse a prodotti di origine naturale dell’Istituto Superiore di Sanità, ha identificato nel periodo 2002-2010 42 segnalazioni per prodotti utilizzati per perdere peso (il 12,1% del totale), con reazioni prevalentemente a carico dell’apparato cardiovascolare (26%), della cute (17%), dell’apparato digerente (17%), del sistema nervoso centrale (17%), del fegato (13%) e di altri organi (9%) tra cui reni, tiroide e pancreas. E’ interessante sottolineare come la maggior parte dei prodotti contenesse un alto numero di componenti (oltre 9) e circa la metà delle reazioni sia stata classificata come grave, avendo spesso causato l’ospedalizzazione del paziente.
Fitoterapia e Farmaci
Tè verde: bevanda, integratore o farmaco?
Il tè verde è una bevanda utilizzata in Medicina Tradizionale Cinese da millenni per le sue proprietà salutistiche.
Alle attività tradizionali, la moderna ricerca preclinica e clinica ha aggiunto numerosi dati epidemiologici e di laboratorio che confermano l’interessante profilo di efficacia dell’infuso di foglie fresche o secche di Camellia sinensis, non tostate né fermentate, noto in Cina col nome di lu cha.
La storia del tè
Esistono molte leggende che narrano la scoperta del tè verde come bevanda, una di queste racconta che Bodhidharma, il leggendario patriarca del buddismo Chan (Zen in giapponese), colui che avrebbe introdotto in Cina questa religione proveniente dall’India, fosse solito meditare all’esterno di un monastero. Un giorno, avendo ceduto al sonno durante la sua meditazione, si strappò le palpebre, in modo da costringersi a restare sveglio e nel luogo dove le aveva gettate nacque la prima pianta del tè. La leggenda è significativa perché sottolinea una delle attività principali di questa bevanda, ovvero la sua proprietà stimolante, in grado di aumentare la capacità di mantenere l’attenzione.
Consigli per un uso sicuro dei fitoterapici
Attenzione ai farmaci mascherati da integratori

Farmaci e integratori
Il servizio di Farmacovigilanza e Fitovigilanza dell’Università di Firenze ed il Centro di Riferimento per la Fitoterapia della Regione Toscana mettono in guardia contro i rischi di assumere integratori e prodotti vegetali di dubbia provenienza. Una ricerca nazionale è in corso per garantire la sicurezza dei cittadini che usano integratori e fitoterapici.
Le ultime segnalazioni di integratori vegetali contaminati con farmaci riferite dai mezzi di comunicazione non sono casi isolati. Il più recente è quello dell’estratto di noce contaminato con un derivato del sildenafil (più noto col nome commerciale di VIAGRA), di origine cinese e commercializzato in tutta Italia da una ditta di Prato, ma è storia recente anche anche la contaminazione con sibutramina di un lassativo vegetale che è costata la squalifica al calciatore della Fiorentina Adrian Mutu.
Il dott Alfredo Vannacci, ricercatore del Centro di Farmacovigilanza e Fitovigilanza dell’Università di Firenze afferma: “Non sono pochi i casi di contaminazione che si sono verificati in Italia negli ultimi anni. Il nostro centro ha avuto modo di studiarne diversi, alcuni dei quali hanno anche avuto conseguenze gravi per i pazienti”. Il dott. Vannacci coordina infatti una ricerca nazionale finanziata dal Ministero della Salute con un fondo per i giovani ricercatori che ha lo scopo di definire efficacia e sicurezza dei prodotti a base di erbe, in particolare di quelli della Medicina Tradizionale Cinese. “In collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, ci siamo posti innanzitutto l’obiettivo di capire quanti pazienti utilizzino questi prodotti e quanti medici li prescrivano. In una seconda fase condurremo una serie di analisi di tipo epidemiologico, clinico e di laboratorio che ci forniranno importanti informazioni sull’efficacia e sulla sicurezza dei prodotti a base di erbe. La ricerca avrà una durata di tre anni”.
Riso rosso, ipercolesterolemia e danni muscolari

Riso rosso fermentato Monascus purpureus
Recentemente alcuni prodotti naturali sono stati proposti per il controllo dell’ipercolesterolemia. In particolare, tra le varie sostanze presenti sul mercato, una posizione di primo piano è coperta dal riso rosso fermentato. Si tratta di riso comune (Oryza sativa) fermentato con Monascus purpureus, un micete in grado di produrre tra le altre cose una sostanza nota come monacolina K, chimicamente indistinguibile dalla lovastatina, una delle molecole di sintesi utilizzate farmacologicamente per abbassare il colesterolo.
Pertanto, per quanto il prodotto possa essere considerato a stretto rigore “naturale”, i principi attivi in esso contenuti non sono molto diversi dai farmaci ed in alcuni casi ne presentano anche i tipici effetti collaterali. In particolare non è da escludere la possibilità che il prodotto possa indurre danni al fegato e ai muscoli, sebbene raramente, come accade con le statine. Il rischio è relativamente basso, ma sono presenti diverse segnalazioni nella letteratura medica, le ultime delle quali, pubblicate sul British Journal of Clinical Pharmacology provengono dal nostro gruppo di ricerca.
Elisir col trucco

Elisir col Trucco – Espresso Dic.09
Intervista di Valentina Murelli al dott. Alfredo Vannacci nell’ambito dell’articolo “La Medicina è Dolce”, L’Espresso 29.12.09
Il passaparola gli aveva garantito un enorme successo. Chi lo prendeva per abbassare la pressione otteneva in genere ottimi risultati. Parliamo di un liquore a base vegetale contenente olivo, biancospino, fumaria e borsa del pastore, venduto come coadiuvante per la terapia dell’ipertensione. Un rimedio che funzionava pure troppo rispetto alla composizione e che in alcuni casi ha provocato effetti collaterali importanti. «Quando abbiamo analizzato alcuni lotti del prodotto abbiamo scoperto che contenevano reserpina, una sostanza che è sì di origine vegetale, ma è registrata come farmaco», racconta il medico tossicologo Alfredo Vannacci dell’Unità di Farmacovigilanza dell’Università di Firenze.
La pianta da cui è estratta la reserpina (Rauvolfia serpentina) sta nell’elenco
di piante di cui è vietato l’uso in integratori alimentari. «Dopo la segnalazione, i tecnici del Ministero della salute hanno rilevato che l’etichetta del prodotto da loro registrata conteneva una pianta in più rispetto a quella presente sulle boccette in commercio: la Dissolena verticillata, che non compare tra le piante vietate, e che non conoscevamo», ricorda Vannacci. Si è poi scoperto che si trattava di un’antica denominazione della stessa Rauvolfia. Insomma, la pianta era stata dichiarata (al Ministero e non in etichetta), ma con un un nome desueto che le aveva permesso di sfuggire ai controlli. Da aprile il prodotto è sul mercato con una nuova formulazione con vischio quercino al posto della Rauvolfia, che sembra però meno efficace di un tempo, almeno secondo i commenti degli utilizzatori su alcuni forum online.