Nel mondo della perinatalità si parla spesso di nurturing care: un insieme di attenzioni e buone pratiche fondamentali per la crescita di ogni bambino nei suoi primi mille giorni di vita. Il problema, però, è come tradurre concetti teorici (legati a salute, nutrizione, sicurezza, apprendimento, caregiving responsivo) in strumenti fruibili da chi opera sul campo o da genitori alle prese con la realtà quotidiana dell’accudimento.
Un’idea originale, raccontata in questo recente articolo, è quella di usare gli albi illustrati come mezzo per favorire riflessione e consapevolezza. In particolare, il testo che ha fatto da spunto è “Che cos’è un bambino?” di Beatrice Alemagna.
Un albo illustrato per capire e promuovere la nurturing care
Gli albi, con la loro duplice forza narrativa e visuale, rendono più agevole l’accesso a temi anche complessi: sono accattivanti, parlano sia alle emozioni sia all’intelletto, e non richiedono particolari preconoscenze. In altre parole, possono coinvolgere sia i professionisti della salute – ostetriche, medici, psicologi, infermieri, educatori – sia i genitori. Il libro illustrato “Che cos’è un bambino?” di Beatrice Alemagna (Topipittori) in particolare ha il pregio di proporre immagini poetiche, frasi brevi e metafore che toccano corde profonde: invita a riflettere non solo su come “funziona” un bambino, ma anche su cosa significhi davvero essere genitori o caregiver, e sul valore della comunità intorno ai più piccoli.
La metodologia dell’articolo: come è stato condotto lo studio
L’articolo racconta di un percorso formativo offerto a operatori perinatali (psicologi, ostetriche, medici, infermieri, educatori), incentrato sui principi della nurturing care. Oltre alle lezioni classiche, i partecipanti hanno discusso in un forum online, prendendo spunto dalle frasi e dalle immagini dell’albo di Alemagna.
- Come si collegano certe metafore (ad esempio “gli occhi gentili”) con la pratica quotidiana di chi segue mamme e bambini?
- Che cosa suscita nei professionisti l’idea che “il bambino assorbe tutto, come una spugna”?
- In che modo l’albo valorizza l’intera rete di sostegno e fa capire che “per crescere un bambino ci vuole un villaggio”?
Le osservazioni raccolte sono state analizzate con un approccio misto, qualitativo e quantitativo. Da un lato si è guardato alle parole chiave e ai temi emersi più spesso (salute, sicurezza, alimentazione, apprendimento precoce, caregiving responsivo); dall’altro si è cercato di capire come ciascun professionista – in base alla propria formazione – interpretasse il medesimo albo, scoprendo punti di vista differenti e complementari.
Il significato profondo di usare gli albi
- Accessibilità e profondità
Il primo aspetto che ha colpito le partecipanti è stato l’accessibilità: con un albo illustrato, spesso breve e ricco di immagini suggestive, chiunque può entrare facilmente nel discorso – senza che occorra un bagaglio teorico specialistico. Allo stesso tempo, la potenza evocativa delle figure e del testo apre la strada a riflessioni molto profonde su come il bambino viva le relazioni, su come l’adulto possa sostenerlo o, al contrario, trascurarne bisogni essenziali. - Stimolo alla riflessione e all’ascolto
Leggere e commentare un albo come “Che cos’è un bambino?” ha creato uno spazio di scambio che tocca anche la sfera personale di chi legge: molti professionisti hanno raccontato come siano riaffiorati episodi della loro infanzia, o come abbiano riconosciuto tratti importanti della propria pratica. Questo clima favorisce l’empatia e l’autoconsapevolezza: chi si prende cura di bambini molto piccoli sviluppa così uno sguardo più ampio, che include anche il proprio vissuto e le proprie emozioni. - Dal singolo operatore al “villaggio”
Un altro messaggio chiave è stato la dimensione comunitaria dell’accudimento. Il libro di Alemagna sottolinea, con dolcezza, quanto sia importante la presenza di più figure di sostegno (non solo i genitori, ma nonni, educatori, amici, operatori sanitari, ecc.). Discuterne in gruppo ha reso ancor più evidente quanto il lavoro perinatale richieda una “tessitura di competenze diverse”: ciascun professionista coglie aspetti unici e, proprio come in un mosaico, li integra con i contributi dei colleghi. - Metafore che aiutano a “vedere” meglio
L’albo infine propone frasi poetiche ed esempi concreti che rendono immediati concetti come “guardare un bambino con occhi gentili” (ovvero con disponibilità e attenzione autentica). Così, un elemento astratto come il caregiving responsivo diventa più facile da immaginare, ricordare e mettere in pratica.
In definitiva, il percorso raccontato nell’articolo conferma che un semplice albo illustrato può diventare la scintilla per nuove consapevolezze e per migliorare la comunicazione tra professionisti, genitori e bambini. Abbandonare la logica di formazione tutta nozioni e procedure, per lasciare spazio all’arte narrativa, può creare occasioni in cui la teoria si intreccia con l’esperienza vissuta: un modo piacevole ed efficace di “dare corpo” ai principi della nurturing care.
In un contesto spesso affollato di protocolli, linee guida e scadenze, fermarsi a sfogliare un albo può essere il gesto che rende più umana la cura e più pronto il nostro sguardo verso i bisogni di ciascun bambino. L’articolo lo mostra chiaramente: usare la letteratura illustrata non è solo un “diversivo simpatico”, ma un vero e proprio strumento professionale che stimola riflessioni profonde, facilita il dialogo e aiuta a costruire quella rete di sostegno indispensabile nel delicato momento della perinatalità.
Se vuoi leggere di più:Small Hands, Big Ideas: Exploring Nurturing Care Through Beatrice Alemagna’s “What is a Child?”